Per i soggetti con dipendenza patologica ogni stimolo che ha a che fare con le sostanze d’abuso può innescare il bisogno e la ricerca della sostanza. La particolare attenzione rivolta a questi stimoli scatenanti è stata definita «distorsione dell’attenzione».
La distorsione dell’attenzione è la tendenza a dare maggiore e costante peso agli stimoli ambientali correlati alla sostanza d’abuso che si presentano come una sorta di interferenza nel pensiero della persona che non riesce a pensare ad altro. Questo meccanismo è ovviamente correlato alla recidività e alla tendenza alla ricaduta dei soggetti con dipendenza patologica.
I ricercatori hanno valutato la forza del meccanismo di distorsione dell’attenzione misurando il tempo impiegato da soggetti con dipendenza patologica nello svolgimento di un compito in situazione normale e in presenza di stimoli correlati alle droghe.
Gli scienziati dell’Intramural Research Program ( https://irp.nih.gov/ ) hanno sviluppato una ricerca utilizzando animali che erano già stati sottoposti ad esperimenti di auto-somministrazione di cocaina.
Hanno esposto gli animali sia a segnali associati alla cocaina che a segnali non correlati alla droga mentre gli animali eseguivano un semplice compito che richiedeva loro di toccare un bersaglio per ricevere una ricompensa.
I ricercatori hanno contemporaneamente registrato l’attività elettrica nelle regioni del cervello note per essere coinvolte nella dipendenza. Hanno scoperto che negli studi con segnali di distorsione correlati alla cocaina, i soggetti hanno impiegato più tempo a rispondere rispetto agli studi con segnali non farmacologici.
Dalla ricerca è emerso che i neuroni nella corteccia orbitofrontale sono stati attivati maggiormente durante gli studi con segnali associati alla cocaina.
Lo striato dorsale e ventrale del cervello, invece non faceva distinzione tra segnali farmacologici e non farmacologici.
Questi dati suggeriscono che i meccanismi corticali, in particolare nella corteccia orbitofrontale, sono probabilmente coinvolti nella distorsione dell’attenzione verso segnali ambientali associati alle sostanze e suggeriscono quest’area del cervello come luogo di ricerca aggiuntiva su questo processo.
Comprendere quali regioni del cervello sono coinvolte nella distorsione dell’attenzione potrebbe aiutare i ricercatori a sviluppare interventi per prevenire la ricaduta innescata da segnali di droga.

Psicologa cognitivo comportamentale, laureata all’Università degli Studi di Torino nel 2007. Affiancata dalla scuola di Psicoterapia Cognitiva APC di Verona (in corso di completamento).
Si occupa di dipendenze patologiche e new addictions dal 2009. Ha lavorato con i disturbi del comportamento alimentare; in comunità terapeutico riabilitativa per tossicodipendenti, nello specifico si è occupata di dipendenza da sostanze psicoattive, gioco d’azzardo e alcolismo.
Oggi con il Ce.B.S. onlus si occupa di gruppi di sostegno alle famiglie dei dipendenti patologici e tiene corsi di prevenzione dalle dipendenze e dalle new addictions.
Svolge attività clinica come terapeuta individuale in studio privato a Brescia e a Poncarale.